Icona News Ariston Thermo Group Paolo Merloni racconta a La Repubblica i risultati e le strategie di crescita di Ariston Thermo

Ariston Thermo, l'anima calda della Merloni. “Energia verde e ricerca, il cuore in una app”.

Parla il presidente Paolo: “abbiamo investito 200 milioni nell'ultimo triennio e nel prossimo contiamo di farne almeno altrettanti. Ora un anno di pausa per digerire le acquisizioni compiute in giro per il mondo. Ma lo shopping ripartirà presto”.

Paolo Merloni è soddisfatto del bilancio 2016 di Ariston Thermo, società presente nel settore del comfort termico (89% dei ricavi) che vuoi dire caldaie, pompe di calore, scaldabagno e solare termico, oltre che nelle nicchie dei bruciatori e dei componenti. «Abbiamo chiuso il 2016», racconta il presidente esecutivo della società, «con un fatturato stabile a 1,43 miliardi e con tutti gli indici di redditività ii crescita dall'ebitda adjusted (+2,68%) a 178 milioni, all'ebit (+8,8%) che oggi vale il 9% dei ricavi, all’utile netto che raggiunge gli 83 milioni, in aumento del 3,8%. lI 2016 è stato anche l’anno dell'acquisizione di NTI, la più grande azienda del nostro settore in Canada e una delle prime cinque negli Stati Uniti. Si tratta di un tassello importante nella strategia di internazionalizzazione del gruppo che ottiene I'89 del fatturato all'estero, di cui quasi il 50% fuori dall'Europa”.

Quanto all'obiezione che la società è più redditizia ma la crescita pare arrestarsi, Paolo Merloni osserva che "Ariston Thermo è reduce da 7-8 anni di espansione anche grazie alle acquisizioni effettuate all'estero: stato giusto riprendere fiato e puntare sulla redditività. Oggi, oltre a distribuire i nostri prodotti in 150 paesi, abbiamo 59 società operative e 8 uffici di rappresentanza in 36paesi e 22 fabbriche in 13 nazioni diverse. Certo, non siamo il più grande gruppo mondiale del settore, ma senza ombra di dubbio siamo il più internazionalizzato. Ed è anche per sottolineare questo profilo che, per la prima volta nella nostra storia, abbiamo scelto un amministratore delegato straniero nella persona di Laurent Jacquemin, belga, all'interno del gruppo dal 1992".

In questo quadro c'è un traguardo che sta particolarmente a cuore al Presidente Esecutivo di Ariston Thermo: “L'anno scorso abbiamo realizzato il 54% del nostro business grazie a prodotti e soluzioni ad alta efficienza energetica o che fanno uso cli energie rinnovabili. Ora il nostro obiettivo è di raggiungere l’80% entro il 2020. E già quest'anno dovremmo superare di slancio il 60%”.

Quanto al rischio che la politica del presidente Trump, poco sensibile al risparmio energetico, possa bloccare lo sviluppo del settore, Merloni è ottimista: "Credo che anche negli Stati Uniti il trend dell'efficienza non si fermerà. Negli USA le caldaie a condensazione come le nostre, con delle performance di efficienza del 20-30% superiori alle migliori caldaie tradizionali, costituiscono una nicchia in crescita".

Insomma, ne ha macinati di record Ariston Thermo che oggi, dopo l'acquisizione di Indesit, fondata dallo zio Vittorio Merloni, da parte di Whirlpool, è la più grande azienda della Marche a proprietà italiana. E se è vero che l'89% del fatturato del gruppo è ottenuto all'estero, è altrettanto vero che le 7 fabbriche italiane su 22 in totale coprono una fetta ben più rilevante della produzione. Tuttavia c'è un altro primato di cui Paolo farebbe volentieri a meno: dopo la vendita di Indesit agli americani e la chiusura di Ardo, società creata da suo zio Antonio, avvenuta nel 2008, è lui l'unico Merloni alla guida di una impresa di rilevanza internazionale.

Per capire cosa è accaduto nell'universo della famiglia più importante dell'industria marchigiana bisogna fare un passo indietro lino al 1930, quando Aristide Merloni fonda le Industrie Merloni. Alla sua morte, avvenuta nel 1971 il business viene diviso fra il figlio Antonio Merloni, che da quel momento produrrà elettrodomestici per conto terzi, e i due fratelli Vittorio e Francesco Merloni. Il primo fonda la Merloni Elettrodomestici e il secondo, cioè il padre di Paolo, fonda la Merloni Termosanitari. A metà degli anni '80 i due fratelli si dividono e nel 1987, con la quotazione della Merloni Elettrodomestici, anche le partecipazioni incrociate a livello di holding di famiglia (Eldo) diventano minime.

E adesso? Ariston è oggi il brand di punta della Thermo. E si aggiunge agli altri brand acquistati via via dal gruppo fra cui Chaffoteaux (Francia), Elco (Svizzera), Atag (Olanda), senza dimenticare l'indiana Racold e l'ultima arrivata, la canadese NTI. Quanto al futuro Paolo MerIoni non ha incertezze: la società continuerà a investire: "Nell'ultimo triennio abbiamo investito 200 milioni di euro in innovazione e sviluppo. E penso che nei prossimi tre anni impegneremo una cifra equivalente e se possibile superiore".

Gli ambiti di investimento di Ariston Thermo sono legati da una parte all’efficienza, puntando su soluzioni ibride che mettono assieme tecnologie green come le pompe di calore o il solare termico, con le caldaie a condensazione che sono in grado di soddisfare i picchi di richiesta energetica. Mentre dall'altra la società punta sul miglioramento del servizio al cliente attraverso il ricorso alle tecnologie digitali. Va in questo senso un’app su telefonino che consente ai clienti stessi di controllare da remoto il riscaldamento e il raffrescamento della casa. Ma anche i sistemi che permettono all'assistenza Ariston di tenere sotto controllo sempre in remoto le performance dei sistemi di comfort termico nelle abitazioni risolvendo i guasti prima ancora che si verifichino oppure avvertendo i clienti della necessità di un intervento.

"Nell'ambito della ricerca", precisa Paolo Merloni, "apriremo ad Agrate Brianza un centro sulle tecnologie innovative legate all'efficienza energetica. Non si tratta di migliorare quello che c'è già bensì di aprire nuove frontiere nel settore. E per questo motivo investiremo 20 milioni all'anno nel prossimo triennio". Un'operazione che comporterà anche delle assunzioni. Già nel 2016 la società ha assunto 200 persone passando da 6.700 a 6.900 addetti. E nel 2017 continuerà ad assumere.

Articolo di Giorgio Lonardi, pubblicato su La Repubblica – Affari &Finanza del 10 aprile 2017, pag. 46.
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